Era l’epoca in cui da Scoglitti (scalo commerciale marittimo di Vittoria) prendevano la via del mare velieri carichi di centinaia di botti. In poco tempo il vino conquistò i mercati italiani, francesi, inglesi e tedeschi. Le stesse cronache del giugno del 1885 narrano della florida attività di esportazione del vino verso il mercato di Marsiglia e di come 1500 carri agricoli trasportassero ogni giorno a Scoglitti i barili da stivare sui velieri ancorati a largo.
Lungo il tragitto che collegava Catania a Kamarina, passando attraverso Lentini, Caltagirone, Acate, Vittoria ed infine Comiso, sono ancora evidenti le tracce di una attività vitivinicola costituita da palmenti, fondaci per le soste, fornaci per la costruzione di anfore da vino (Caltagirone), per arrivare quindi a Kamarina che col suo porto d’imbarco era lo sbocco naturale di questi commerci provenienti dalla parte sud dell’Isola: da qui veniva esportato il famoso “Mesopotamium”, vino prodotto tra i fiumi Ippari e Dirillo, le cui tracce sono visibili nella monetazione di Kamarina e nelle anfore scoperte tra gli scavi di Pompei e Cartagine recanti la scritta ME e MES ad indicarne la provenienza, più precisamente dal “Mesopotamium”.