Nero d’Avola
L’origine e la storia del Nero d’Avola detto anche Calabrese si confonde con quella dei Calabresi ma si hanno buone ragioni per ritenerlo indigeno del siracusano, di Avola in particolare. Un’ipotesi fa derivare il nome Calavrisi dal nome di un’isola e di una città greche: Calauria, con il significato, quindi, di uva Calaurisi, cioè importata da quella zona durante la colonizzazione ellenica della Sicilia.
Secondo alcuni studiosi invece il nome Calavrisi deriverebbe da Calea, sinonimo siciliano di racina, quindi uva, e da Aulisi, cioè di Avola, dal nome dialettale della città di Avola (Aula).
Nel calice il Nero d’Avola è rosso rubino con riflessi violacei. Complesso il quadro aromatico: floreale di viola, speziato di liquirizia e chiodi di garofano, fruttato di lampone, ciliegia. Il gusto fresco risulta intenso più dell’astringenza e in ultimo il corpo è più che deciso. Matura nella seconda decade di settembre.
Frappato
Vitigno autoctono, con molta probabilità originario della zona di Vittoria. Il celebre ampelografo barone Antonio Mendola fu il primo che ha descritto il vitigno riferendo che la varietà poteva essere originaria del comune di Vittoria dove era coltivata sin dal XVII secolo.
Dà origine a vini di poca intensità cromatica, al naso si percepiscono odori di fiori e di frutta, intensi, così come intensa la nota speziata. In bocca ha un corpo mediamente ricco, tannini equilibrati, fresco e dalla grande finezza. Matura verso la fine di settembre.